giovedì 2 febbraio 2017


Da sx Alex Rota, Andrea Piccaluga e Davide Furini.


 
 
Andrea Piccaluga, di origine Genovese ma Pisano di adozione classe 1964, Campione del Mondo juniores nel 1978, uno dei ricordi più belli del Subbuteo Italiano.
Il ragazzo più invidiato dalla nostra generazione Subbuteistica, famosissime le sue foto su tutti i cataloghi, che narravano della mitica vittoria di Wembley.

1) A Mantova durante la presentazione del libro di Tatarsky, dicevi che prima del Subbuteo giocavi con i tappi come giocatori, come hai conosciuto poi il Subbuteo?

Ho giocato tantissimo con i tappi, che a Genova si chiamano “grette”. Giocavo soprattutto con mio zio Angelo, facendo interminabili partite e passando forse ancora più tempo a scrivere i risultati su dei quadernoni. Giocavamo soprattutto d’estate, subito dopo pranzo, in vacanza in Piemonte e faceva caldissimo. Non so veramente come facesse lui, ma evidentemente un po’ si divertiva. Poi uscì il Subbuteo, e mi sembra che le prime due squadre mi furono regalate da mio padre, il Messico e il Real Madrid (n.21 nel catalogo). Ci giocai tutta la sera e ruppi diversi giocatori con le ginocchia perché giocavo su un telo steso per terra. Avevo sette anni e fu innamoramento a prima vista. Nella mia via, a Pisa, c’erano tantissimi ragazzi, molti più grandi di me. Tutti giocavano e io imparavo dai più grandi. Poi i primi tornei, le prime trasferte a fare tornei a Genova. Sembravano avventure epiche.



2) Chiederti di Wembley 1978 e della tua vittoria è d’obbligo ci racconti qualcosa? La partita con il Belga in semifinale fu veramente la più difficile?

La partita con Clarbois fu senza dubbio la più difficile. Sapevo che era la vera finale. Io non ero un mostro dei tiri piazzati, ma quella volta feci cinque reti. C’era un grande tifo degli accompagnatori italiani. Ero contento ma tranquillo, tanto che dopo la vittoria presi subito la scatola per rimettere a posto i giocatori che tenevo per terra. Era la routine di ogni partita, e chi venne a festeggiarmi praticamente mi trovò …sotto il tavolo!



3) Te lo avranno chiesto almeno mille volte…ma il famoso dito assicurato?

L’assicurazione esisteva veramente, ma era stata stipulata dagli organizzatori inglesi di una tourneé di 20 giorni in Inghilterra. Sono quasi sicuro che se mi fossi fatto male i soldi li avrebbero presi loro, ma per me, che avevo 15 anni, girare 20 giorni in Inghilterra, anche se giocavo varie ore al giorno nei negozi di giocattoli, è stata una bella esperienza. In quell’anno abitavo in Messico, e per l’occasione la Federazione di Subbuteo mi fece fare un vestito (giacca blu, camicia bianca e pantaloni grigi e scudetto dell’Italia) con cui feci il viaggio in aereo, da solo, da Città del Messico a Londra. A pensarci ora mi sembra una pazzia. Farei fare un viaggio simile a mio figlio? Eppure andò tutto benissimo.



4) una domanda di rito che faccio a chi come te lo ha conosciuto, Edilio Parodi hai un aneddoto o un ricordo?

Lui era molto affettuoso e sorridente e aveva lo stile degli imprenditori di una volta. Era divertito dal fatto che fossi genovese di nascita ma ormai pisano di adozione. Loro ci tenevano ad avere campioni genovesi, e quello che aveva portato il titolo in Italia era una sorta di ex-genovese! Ricordo la sua signorilità e la brillantina che portava in testa, i capelli pettinati all’indietro. Ricordo anche quando visitai il suo magazzino a Genova: non avevo mai visto, e mai avrei rivisto, tante squadre sugli scaffali.



5) Al torneo di Mantova hai giocato una bellissima partita di finale con Stefano de Francesco, giocatore in attività fra i più quotati in Italia e all’estero cedendo per 1-0 solo nel finale, parlando con Stefano mi ha confidato “ se fosse allenato sarebbe ancora oggi uno dei più forti” la classe è rimasta immutata…


Giocare a Subbuteo è un po’ come andare in bici. Non si disimpara mai. Ma sappiamo bene che per vincere bisogna allenarsi e molto. Negli ultimi 6/7 anni avrò giocato 3 volte, per un paio di partite ciascuna, dato che giocare con Iacopo, mio figlio di 5 anni, non credo faccia testo. Devo quindi dire che avere giocato bene la finale mi ha fatto piacere. Non sono informato su classifiche e ranking e quindi non so come è piazzato de Francesco, ma mi sembra di avere giocato abbastanza alla pari. Le partite precedenti le avevo giocate così così, ma evidentemente dopo 5 partite qualcosa era migliorato. La percentuale di agganci è stata altissima, ma il tiro molto scadente!



6) Ti ho visto giocare con un Pisa hw, hai conservato il tuo materiale con cui giocavi? So anche che conservi gelosamente qualche bomboletta del famoso Nugget…..

A Mantova mi hanno detto che dovevo giocare con una vecchia squadra Subbuteo e ho usato il Pisa con basi bianche sotto e sopra, che era la mia squadra migliore. E’ vero, ho tre bombolette di Nugget. In realtà ho solo tre vecchie squadre, non di più.



7) la Federazione Italiana cerca il riconoscimento al CONI per far diventare il Calcio da Tavolo uno sport cosa ne pensi?

Beh, non sono molto informato sui dettagli, ma non credo che il Calcio da Tavolo meriti un’attenzione in termini di riconoscimento inferiore a quella che ha per esempio il biliardo.



8) Molti ( me compreso) sono nostalgici del Subbuteo vecchia maniera, a Verona e Torino si svolgeranno a breve due Subbuteo Fair, dove si gioca, si scambia materiale si discuterà sul futuro di questa disciplina, è nata un associazione per il salvataggio del gioco e della sua storia, il Subbuteo eletto ormai a simbolo del Fair Play e degli anni 70, i campioni degli anni d’oro come te e Beverini sono ormai entrati nella leggenda cosa ti sembra di tutto questo?

Io ho vissuto solo l’era del Subbuteo, perché avevo già smesso di giocare quando sono cambiate le cose. Per quanto riguarda il collezionismo, sono assolutamente strabiliato dalle cose che vedo e sento. E pensare che negli anni ’70 i negozi erano pieni di roba di Subbuteo!



9) Ora insegni, ti è mai capitato che qualche tuo studente girovagando su internet abbia visto fotografie e commenti sul tuo passato agonistico e ti abbia chiesto qualcosa in classe?

E’ molto, ma molto più frequente che una cosa del genere mi venga chiesta da miei coetanei nel corso di riunioni di lavoro. E’ incredibile quante volte mi è successo che dopo avere iniziato una riunione seria con persone sconosciute, dandosi del lei in giacca e cravatta, si sia finito dandoci del tu e parlando di Subbuteo. Gli studenti che ora hanno 20 anni fanno invece un po’ di fatica a capire di cosa stiamo parlando. Però devo dire che i miei figli Irene e Iacopo, di 8 e 5 anni, hanno capito che il Subbuteo era qualcosa di notevole quando hanno visto tutte le persone che a Mantova sono venute alla presentazione del libro di Tatarski. Qualche collezionista ha perfino ritenuto di chiedermi un autografo e a quel punto Irene veramente non ci ha capito più niente!



10) Voci non confermate dicono che giochi anche a CDT qualche volta e’ vero?


Sabato scorso sono andato a giocare con gli amici pisani e ho fatto due partite. A me viene da dire che gioco a Subbuteo, ma mi hanno insegnato le regole nuove, che con difficoltà ho provato ad applicare. Per giocare mi sono comprato due scatole Zuego, che mi sono sembrate ottime rispetto alle mie vecchie miniature Subbuteo. Ma i miei due amici pisani avevano delle miniature fantastiche, non solo dal punto di vista estetico (pura fantascienza per me tutti quei disegni e quelle scritte), ma anche dal punto di vista tecnico (una aveva anche delle basi trasparenti!). Penso che mi comprerò una di queste squadre fantastiche, ma conserverò gelosamente il mio vecchio Pisa, che ormai non ha neanche un omino non incollato e tenuto insieme con l’Attak.




Ringrazio Andrea per la disponibilità, visto i suoi innumerevoli impegni, per averci dato questa testimonianza che fa parte di uno dei capitoli più belli della storia del nostro Subbuteo.
Non pensavo di sconvolgere tua figlia, l’autografo sul quel libro lo hai fatto a me.
Nella mia ultima mail trovi il nik della persona che ti ha dedicato quella famosa poesia.


Alex Rota.

Nessun commento:

Posta un commento